L’ANFITEATRO MAGGIORE DI POZZUOLI: I LUDI DI UN ANFITEATRO
Così come risulta dai rilievi di alcune fiaschette vitree ritrovate in diversi siti archeologici, risalenti al III e IV sec. d.C. che hanno consentito di poter ricostruire l’assetto urbanistico di Pozzuoli in quel tempo (sinus Puteolanus), la città ebbe due anfiteatri, di quello noto come minore si conosce l’ubicazione, la dimensione e si evincono pochissimi resti.
L’anfiteatro maggiore è meglio conservato ed è uno dei reperti archeologici più importanti di Pozzuoli. Esso è di epoca neroniana e con molta probabilità, così come riporta Dione, in questo anfiteatro si svolsero i giochi in onore del re d’Armenia, Tiridate.
L’edificio si elevava su tre livelli, i primi due caratterizzati esternamente da arcate che corrispondevano internamente alla cavea, il terzo livello si presentava come un loggiato decorato da statue e poteva ospitare fino a 20000 spettatori. Tre precinctiores suddividevano la cavea in tre settori (summa, media e ima), con i posti più vicini all’arena destinati ai notabili della città.
L’anfitetro era dotato di quattro ingressi corrispondenti agli assi principali e al piano terra l’intero perimetro era percorribile mediante tre ambulacri con diverse funzioni. L’arena presenta al centro lungo l’asse maggiore la fossa scenica attraverso la quale si sollevavano le scenografie ed inoltre numerose botole mediante le quali si portavano in scena i protagonisti degli spettacoli gladiatori e fiere varie.
Sull’edificio si evincono tracce importanti di interventi consolidativi eseguiti in laterizio, ma la parte meglio conservata sono i sotterranei che costituiscono la parte più interessante da visitare. Essi suddivisi in quattro parti da due assi perpendicolari collegati tra loro da un ambulacro anulare presentano numerosi ambienti prospicienti il detto corridoio destinati a depositi per i materiali di scena o per la sistemazione degli animali al servizio degli spettacoli.
I giochi praticati in un anfiteatro si distinguevano in munera ossia combattimenti tra gladiatori e venationes che consistevano in cacce di animali di ogni tipo, e come si può immaginare tutte sfide sanguinose e spietate. I ludi, inizialmente facevano parte di cerimonie funebri che prevedevano sacrifici umani ma in seguito furono utilizzati dai politici per accattivarsi l’elettorato.
Infatti, così fecero Cesare e Pompeo e da i primi giochi eseguiti per strada o nei fori, si passo alla costruzione di edifici appositamente organizzati per questi tipi di spettacoli, appunto, l’anfiteatro. I munera erano organizzati dal lanista previa approvazione del senato e/o dell’imperatore, che sceglieva i gladiatori tra gli schiavi e provvedeva al loro vitto, alloggio e allenamento.
I gladiatori a seconda del loro abbigliamento e armamentario così si distinguevano: il retiarius, armato di rete e tridente, il trace munito di elmo a calotta, di scudo e piccola spada, l’oplomacus fornito di un grande scudo e il dimachaerus armato di due coltelli. Essi diventavano idoli della folla che decideva la sorte dei sopravvissuti ai combattimenti gridando le parole missum (libero) o iugula (sgozza) a seconda del loro grado di soddisfazione.
I gladiatori che riuscivano a sopravvivere ad una lunga carriera venivano liberati e spesso diventavano lanisti essi stessi. Non di rado i giochi prevedevano solo l’uso delle spade, senza scudi e senza possibilità di grazia e spesso le arene venivano utilizzate per eseguire pubblicamente le condanne a morte.
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